Hola, saludos desde Madrid
Acabo de entrar en la lista y he estado hojeando anteriores
mensajes.
Ya participo en la Lista (en inglés) SpanishCivilWar
y en la de ALBA (Abraham Lincoln Assoc.) si bien la primera está enfocada
fundamentalmente a wargames del período.
Me gustaría aportar algún comentario a las cuestiones
suscitadas por Fernando García y otros compañeros respecto del Batallón de
la Muerte.
Una buena referencia aparece en "Cataluña en la Guerra de
España" de Vicente Guarner (Ed. G. del Toro) que como sabéis era Jefe del Ejercito
de Aragón desde Marzo de 1937, y por tanto se le supone documentado. En las
pgs. 269 y ss. comenta la existencia de varias unidades extranjeras de
los primeros momentos, destacando entre otras libertarias la columna Giustitia e Libertá, y el
Batallón de la Muerte. Sitúa su origen entre los italianos que vinieron a
la Olimpiada Popular, y tuvieron su entrenamiento en una Masía de San
Adrián de Besos. Armada, uniformada (horriblemente pues parecían "Arditi" fascistas)y financiada por la Generalitat a instancias de Diego Abad de Santillán
producen una baja impresión a Guarner,
que
solicita a su amigo Comanadante Lacanal que participe en su preparación. Según Guarner, en aquél momento mandaba la unidad Camilo Berneri, quién sería asesinado poco después en los
"sucesos de Mayo" de Barcelona.
La unidad actíua en primer lugar en Almudevar con un fracaso al no lograr tomar las
posiciones enemigas. Posteriormente es trasladada al frente de Montalbán en
la región de Calamocha, donde tampoco tiene una actuación afortunada.
Efectivamente, parece que participan en el asalto a la ermita de Santa
Quiteria (Huesca) donde son deshechos (parece poco probable que hubiera
muchos "pasados" como dice algún autor, ya que siendo italianos
debían dar muchas explicaciones en su país de origen, donde habrían sido
repatriados). Según Guarner, los restos fueron
disueltos, pasando al Batallón Garibaldi y a
otras unidades como la División Ascaso. Otros
simplemente pasaron la frontera a Francia.
Con todo, la actuación de la unidad no parece circunscribirse
a sí misma, ya que verificando la "Historia de las Brigadas Mixtas en
el EPR" de Carlos Engel, vemos que esta
unidad estaba encuadrada desde Mayo/Junio 1937 en la 142 Brigada Mixta,
junto con un batallón Vasco,y
el Batallón Pi y Suñer.
El Batallón de la Muerte lo mandaba entonces Alessandro
Contini. Toda la Brigada tuvo una escasa
combatividad y grandes bajas, por lo que fue disuelta en Octubre de 1937,
pasando los restos de sus efectivos a la 32 División.
A la indudable mala calidad militar de esta anecdótica unidad,
hay que sumar la previsible reacción
de aquellos italianos perseguidos casi desde que aparece el Batallón y cuyo
jefe aparecerá asesinado en Barcelona junto con varios militantes de las
Juventudes Libertarias.
Como curiosidad he visto recientemente una buena foto de la
unidad saludando cuchillo en alto, en el libro de fotos "Nunca
Más" publicado en 1999 por la Fundación Sabino Arana (PNV), donde
parece traerlos a colación como si fueran "gudaris" con el lema
"al servicio del pueblo".
Jaime
El Batallón de la Muerte o Batallón Malatesta estaba formado por unos pocos centenares de
anarquistas italianos exiliados en Francia. Fue organizado y financiado
por Diego Abad de Santillán, consejero faísta
de Economía de la Generalitat, y dirigido por
el italiano Cándido Testa (no por Carlo Roselli, tal como se dice en algún sitio de esta web). A finales de Marzo’37 hizo su
presentación desfilando en el Paseo de Gràcia y
la Plaza de Catalunya de Barcelona luciendo sus
elegantes uniformes, y enarbolando el lema “sin Dios ni amo”.
Vestían jerseys negros de cuello alto,
uniformes verde-oliva con correaje, boina negra e insignia con una
calavera, y un puñal en el cinturón. La única acción bélica de relevancia
en la que participaron fue la ofensiva sobre Huesca en Jun’37 donde
realizaron un pésimo papel, encuadrados en la 125 BM de la 28 División ,
resultando heridos o muertos muchos de ellos. A consecuencia de este
fracaso, el grupo fue inmediatamente disuelto y algunos de sus miembros
sometidos a proceso. Peirats, en su “La
CNT en la Revolución Española” hace algunas referencias a este
batallón.
Publicado:
Sab Dic 10, 2005 6:18
am
Marbel-bel
http://www.alasbarricadas.org/forums/viewtopic.php?p=131179&sid=eded4afeae79f9cd27acff0aae39e329
IL BATTAGLIONE DELLA MORTE
Allo scoppio della
rivolta militare, Nicola
Menna,, un anarchico italiano che viveva
in Spagna dal 1931, aveva organizzato un Battaglione, denominato
Batallón de la Muerte, in cui si arruolarono molti libertari italiani venuti a Barcellona per assistere all’Olimpíada Popular Obrera . La sua prima azione militare
fu un tentativo d’attacco ad un caposaldo
di Huesca nel settembre
1936, che si risolse in una pesante disfatta. Francesco Scotti, ne Il voltagabbana di Davide Lajolo, ricorda che: “Ero appena
giunto in prima linea
con la mia colonna, quando arrivò sul fronte uno strano reparto che si denominava
Batallón de la Muerte. Erano anarchici rissosi e spacconi, venivano da Barcellona e si erano trasferiti sul nostro fronte per espugnare Huesca. Seccati dai nostri consigli di prudenza ci dissero brutalmente che ci avrebbero insegnato a fare la guerra. Partirono
con i loro camion verso il
caposaldo trincerato
di Huesca. Scatenarono un uragano
di fuoco. Ma non passarono molte ore che i pochi superstiti che riuscirono a salire sui camion, tornarono nelle retrovie” .
Rientrato quanto restava del reparto alla
base di Santa Perpetua de Mogoda ne fu nominato comandante Candido Testa nel frattempo arrivato dall’Argentina. Grazie
al sostegno finanziario
di Diego Abad de Santillán, dirigente della FAI
e consigliere dell’Economia
della Generalitat
catalana, Testa riorganizzò, il Battaglione, sul modello dei plotoni di arditi della Grande Guerra.
Lo conferma la fotografia
“Sorridenti dinanzi
alla morte” apparsa il 27 dicembre 1936 su “L’Italia del Popolo”, giornale degli esuli italiani in Sud America, stampato a Buenos
Aires, la cui didascalia recita: “Ecco una recentissima istantanea del nostro inviato speciale in Spagna, Candido Testa in
tenuta di comandante del Battaglione della Morte. Lo accompagna Emilio Strapellini,
2° comandante del Battaglione, trentino di Rovereto, ex-segretario della Lega dei diritti dell’Uomo di Parigi,
ex-capitano degli alpini che ha al suo attivo una altissima onorificenza antifascista: è stato
54 mesi all’isola
di Lipari. Tanto Testa che Strapellini
attraverso i volti ilari non smentiscono la tempra d’acciaio dei combattenti de “L’Italia del Popolo” .
Il 14 marzo 1937 il reparto sfilò per le vie di Barcellona alla presenza del
Presidente Lluis Companys.
Esistono delle fotografie della sfilata, dove il reparto appare ben inquadrato, gli uomini indossano un’uniforme di panno
nero e portano un pugnale alla cintola. Pochi giorni prima il 10, Libero Battistelli aveva scritto ad un dirigente di Giustizia
e Libertà che diffidava
di “Testa, un provato truffatore
e del Battaglione della
morte che nessuno
prende sul serio” .
Il Battaglione ritornato sul fronte d’Aragona, subì
una nuova débâcle nell’attacco all’ermita
di Santa Quiteria (nei pressi
di Tardienta) probabilmente
nell’aprile 1937. Il
nuovo disastro convinse lo Stato Maggiore repubblicano che solo un ufficiale
esperto poteva riorganizzare l’unità e metterla
in condizione di battersi
con profitto, compito che fu affidato a Francesco Fausto
Nitti.
José Luis Alcofar Nasses
in Spansky – Los extranieros
que lucharon en la Guerra Civil Española attribuì
l’organizzazione del Batallón de la Muerte o Batallón Malatesta a Candido Testa
(alias Mario Weber) ed
a Nitti, reparto sciolto
dopo i tragici fatti
di Catalogna del maggio
1937. Andreu Castels
in Las Brigadas Internacionales de la Guerra de España affermò che nella battaglia d’Alerre e Chimillas
Nitti comandò il Battaglione Royo y Negro
e Candido Testa il Battaglione della Morte, citato nel libro con la denominazione
italiana.
Anche César Vidal in Las Brigadas Internacionales concordò
circa la partecipazione delle
due unità, assegnando il comando del Battaglione Royo y Negro a Nitti,
il quale nel suo libro “Il maggiore è un rosso” non definirà mai il reparto ai suoi ordini
come il Batallón de la Muerte, denominazione che invece appare su diverse memorie dei combattenti di Spagna:
Longo, Pesce, Pacciardi,
Calandrone. In La Spagna
nel cuore , biografie dei combattenti antifascisti in Spagna, sono riportati i nomi di diciassette soldati del Battaglione in questione, e per quattro di questi vi è l’indicazione “comandato
da Francesco Fausto Nitti”.
Lorenzo Vanelli, fondatore
della Fratellanza
Garibaldina – che diverrà in seguito l’AICVAS – e curatore
delle schede biografiche dei volontari antifascisti in Spagna annota su quella di Nitti –
relativamente al primo periodo:
“Vice comandante del Battalón
de la Muerte durante la battaglia di Siétamo (marzo 1937) quindi
maggiore del 3° Battaglione
della 153ª Brigata Mista”. Altri scrittori attribuiscono
tale comando a Nitti, perciò
possiamo ritenere che
il Battaglione mantenesse anche dopo il suo arrivo
l’originaria denominazione. Sul bollettino Giustizia e Libertà che, nel luglio 1937, smentiva la notizia della morte di Faustino
Braga data una settimana prima si legge: “Con riferimento
alla notizia pubblicata nel numero del due luglio, Giussani ci informa che
contrariamente alla prima versione,
il compagno Fausto
Braga non è morto, ma
è rimasto soltanto ferito alla testa nel combattimento di Huesca
del 16 giugno. Ci fa altresì presente che Candido
Testa si trovava in quell’occasione
infermo a Barcellona,
per cui il comando del Battaglione della morte fu assunto dal compagno Fausto Nitti, che per altro ora detiene
definitivamente quel comando, mentre Testa è stato nominato capo di stato maggiore della 153ª Brigata Mista, della quale fa parte suddetto Battaglione” . D’altronde anche i documenti
ufficiali non fanno chiarezza, infatti, una dichiarazione del Comando della
153ª Brigata Mista in
data 27 novembre 1937 certifica che Nitti comandante all’epoca
del 3° Battaglione di detta
unità, avrebbe in precedenza comandato il Batallón de la Muerte dal
19 maggio al 15 luglio
1937, mentre un’altra del 20 giugno 1937 autorizzava Nitti a portare un’arma personale,
in quanto comandante del 3° Battaglione,
da cui si potrebbe dedurre che il Batallón de
la Muerte divenne, una volta riorganizzato da Nitti, il 3° Battaglione della 153ª Brigata Mista .
Considerando che “Il Maggiore è un Rosso” fu, come scrisse
Aldo Garosci, “per
quanto scritto con evidenza letteraria, opera
di propaganda e di nostalgica evocazione” Nitti, al
momento della stesura
del libro, ormai al corrente
della storia di Candido Testa preferì stendere un pietoso velo su
tutta la vicenda precedente
il suo comando.
http://www.memoriedispagna.org/page.asp?ID=3240&Class_ID=1003
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